Restaurato il Teatrino di Corte di Palazzo Reale di Napoli

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Gino Di Ruberto [GMAIL]

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Feb 24, 2010, 9:15:29 AM2/24/10
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Restaurato il Teatrino di Corte di Palazzo Reale

di Angelo Forgione

Dopo il Real teatro di “San Carlo” torna a risplendere un altro gioiello
borbonico. Si tratta del bellissimo “Teatrino di Corte” di Palazzo Reale,
una bomboniera nel cuore della reggia cittadina datata 1768, anno in cui la
“Gran Sala” o “Sala Regia” fu trasformata in teatro di corte vero e proprio.
Ci pensò all’epoca Ferdinando Fuga dotando le pareti di lesene con mensole e
capitelli dorati e creando una grande balaustra abbellita con dodici
pregevoli statue in cartapesta e gesso raffiguranti le divinità romane
Apollo, Minerva, Mercurio e le nove muse della mitologia greca, tutte dal
significato ben preciso. Ne venne fuori il piccolo capolavoro che oggi, dopo
due anni di lavori, torna bello come lo volle Ferdinando IV di Borbone che
lo inaugurò in occasione delle sue nozze con Maria Carolina. Prima ancora fu
il padre Carlo di Borbone ad abbellire con lampadari e specchi la “Gran
Sala” nata con tutto il palazzo nel ‘600 per volontà del vicerè spagnolo
Conte di Lemos.

Il “Teatrino di Corte” è una delle tante testimonianze della grande dinastia
borbonica nonostante sulla volta del palco campeggi sovrapposto l’immancabile
stemma sabaudo di risorgimentale memoria. I sovrani napoletani furono i
primi in Europa a considerare i teatri come luoghi di rappresentanza e di
diplomazia oltre che di cultura, motivo per il quale li vollero belli e
sfarzosi al pari delle regge che contemporaneamente realizzarono. Ferdinando
IV compì la stessa operazione del padre che trenta anni prima, pur essendo
scarso cultore musicale, come primo intervento di ricostruzione del Regno,
fece costruire il “San Carlo” dando in dote alla capitale il più bel teatro
lirico del mondo.

Con la seconda guerra mondiale, il Teatrino di Corte andò incontro a un
periodo di disastri a cominciare dalla bomba che lo sventrò nel 1943
causando la distruzione della volta. Murato e preservato da pareti di
cemento armato, divenne luogo di svago per le soldatesche straniere finché
nel 1950 furono avviati i lavori di recupero.

Circa due milioni e mezzo di euro il costo del recupero attuale; un milione
proveniente dal Ministero e il resto dalla Compagnia di San Paolo. Un nuovo
il palcoscenico, fino ad oggi troppo fragile per accogliere le scenografie,
con una pregevole pedana girevole al centro del palco ripristinata dopo
mezzo secolo. Nuove anche le poltrone, i tendaggi, il parquet e l’impianto
di condizionamento che ha consentito la rimozione degli antiestetici
termosifoni. Ma ciò che importa è il recupero dell’armonia delle forme
settecentesche dopo una serie di interventi non propriamente corretti
seguiti alla ricostruzione del secondo dopoguerra sulle macerie del teatro
sventrato dal bombardamento. I bellissimi affreschi sul soffitto hanno
recuperato vivacità, le statue in cartapesta delle Muse sono state ripulite,
le decorazioni sono tornate di una colorazione in oro verosimile e le tinte
tenui originali hanno ripreso il posto delle copiose mani di vernice
applicatevi sopra nel corso degli anni.

Per l’inaugurazione si attendono solo i necessari collaudi ma in ogni caso
il teatrino merita di essere riconsegnato alla città con un grande evento
che lo faccia conoscere alla stragrande maggioranza dei napoletani che lo
ignorano, magari alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano così come avvenuto per il fratello maggiore “San Carlo”.


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