I monumenti equestri al Plebiscito? Sopravvissuti.
di Angelo Forgione
I monumenti equestri in bronzo di Piazza del Plebiscito a Napoli
rappresentano un patrimonio artistico inestimabile perchè scolpite da
Antonio Canova, massimo esponente del Neoclassicismo, e completate dal suo
allievo Antonio Calì utilizzando il modello canoviano della scultura
corporea di Carlo III per realizzare la figura di Ferdinando IV nello stile
intrapreso dal maestro.
Eppure le due statue hanno rischiato seriamente di sparire, evitando la
cattiva sorte grazie ai napoletani che le hanno “protette” in questi
duecento anni circa di presenza nello slargo.
Si racconta che nel 1860, la furia iconoclasta di repubblicani e liberali
avrebbe voluto che i due sovrani borbonici sparissero dal luogo ma le
sculture sarebbero state salvate sfruttando una falla culturale, fingendo
che in realtà si trattasse di imperatori romani, così come suggerito dall’armatura
con la quale i due re furono raffigurati dal Canova per attinenza ai
richiami storici del Neoclassicismo ispirato dagli scavi di Pompei.
Arrivarono poi le bombe dal cielo della seconda guerra mondiale. Napoli fu,
durante il conflitto bellico, la città italiana che subì il numero maggiore
di bombardamenti, con circa 200 raid aerei dal 1940 al 1944, di cui ben 181
soltanto nel 1943, con un numero di morti intorno alle 25.000 persone, in
gran parte tra la popolazione civile.
E anche i monumenti ne fecero le spese. Basti ricordare il violento
bombardamento degli Alleati del 4 Agosto 1943 che provocò un incendio alla
chiesa di Santa Chiara, durato quasi due giorni e capace di distruggerla
quasi interamente.
I monumenti equestri del Plebiscito furono in quel periodo messi in
sicurezza e superarono il pericolo brillantemente. Lo attesta l’immagine
tratta dalla pubblicazione “Largo di Palazzo“ (Valerio Maioli Group
2000-2002) e fornita dall’archivio fotografico della Soprintendenza.
Oggi godiamo ancora della loro bellezza e del loro valore simbolico per la
città, mentre l’inciviltà dei giovani moderni purtroppo ne fa bersaglio di
insignificanti scritte sui basamenti, a testimoniare la perdita di memoria
storica di un popolo che fa male a se stesso.