Il Cimitero delle Fontanelle - Piazza Fontanelle alla Sanità n.154
http://i3.tinypic.com/xll15w.jpg
http://i1.tinypic.com/xll18m.jpg
http://i1.tinypic.com/xll1ds.jpg
http://i1.tinypic.com/xll1k9.jpg
http://i3.tinypic.com/xll1md.jpg
http://i1.tinypic.com/xll1r9.jpg
http://i2.tinypic.com/xll261.jpg
http://i2.tinypic.com/xll28j.jpg
http://i2.tinypic.com/xll2d5.jpg
Il cimitero è scavato nel tufo della collina di Materdei. Vi si accede
dalla piccola chiesa di Maria SS. del Carmine.
(Chiesa Cattolica Parrocchiale Maria Ss. Del
Carmine Alle Fontanelle
80136 Napoli (NA) - Via Fontanelle, 154
081/5442128
http://snipurl.com/lpiz)
Fino all'epidemia del 1836 è stato utilizzato come anonimo ossario
della città. La maggior parte degli scheletri risale alla terribile
pestilenza che, nel 1656, diminuì drasticamente il numero degli
abitanti da 400.000 a 100.000.
Nel 1952 Roger Peyrefitte scrive: "In due larghe gallerie, alte una
dozzina e lunghe un centinaio di metri, vi erano allineati migliaia e
migliaia di crani e di ossa illuminati da migliaia di candele. Le ossa
sono tutte ben ordinate per tipo e ammassate in precise forme
geometriche tranne alcuni crani che sono racchiusi in bacheche di legno
o di marmo, questi sono i resti delle "anime adottate". Le volte della
cava sono molto alte e ci sono delle aperture da dove filtra un velo di
luce, sembra un immensa cattedrale della morte. Il silenzio irreale era
rotto solo dalla litanie delle vecchie o dai cori che recitavano
suffragi per le anime del Purgatorio, una vera trasposizione. Sembrava
vivere in un altra dimensione nel pieno di una tragedia greca. Lo
strepitio improvviso delle ali o il verso di qualche uccello fa
sussultare il visitatore e lo riporta nella realtà."
Dopo un periodo di chiusura, il cimitero fu riaperto al pubblico nel
1872. Iniziò allora a diffondersi il culto delle anime "pezzentelle".
Ogni devoto adottava un cranio, che corrispondeva ad un'anima
"pezzentella", cioè abbandonata e senza preghiere, gli dava una degna
sistemazione in una cassetta e gli faceva spesso visita portando fiori
e lumini e recitando "requiem aeterna" per lenire le sofferenze
dell'anima che si credeva al Purgatorio. In cambio l'adottante voleva
grazie e protezione e se queste non avvenivano riabbandonava il cranio
nella polvere e nell'incuria e ne adottava un altro.
________________________________
2° articolo da
http://www.rionesanita.it/cimiterodellefontanelle.htm
Cimitero alle Fontanelle
Il legame che il popolo ha con la morte è un legame profondo e
particolarmente sentito.
Esso, che ha le sue radici fin dall'epoca greco-romana, diventerà
ancora più intenso tra il '500 e il '600. In questo periodo infatti
oltre alla dominazione spagnola che, con i suoi soprusi, ricatti e
imposizioni è da considerare proprio una sventura.
Napoli vivrà anche molti altri flagelli: solo tra il 1562 e il 1707 ci
saranno almeno tre terribili rivolte popolari (dovute proprio alla
presenza straniera), tre carestie, tre terremoti, cinque eruzioni del
Vesuvio, tre epidemie di peste.
Pertanto, di fronte a queste calamità e a queste sciagure, al
napoletano non resterà altro che convivere con la morte. Nasceranno
quindi luoghi dove il popolo non solo pregherà ma parlerà ai morti,
stringendo così un rapporto d'amicizia.
L'occasione per fare questo si presenterà soprattutto durante la peste
del 1656 che, su una popolazione di 400.000 abitanti farà 250.000
morti.
I cadaveri di questo morbo, secondo le norme igieniche del tempo, non
potevano essere seppelliti nella chiesa della città, come
ordinariamente accadeva; si assisteva così, senza distinzione di
sesso, età e rango sociale, a cortei funebri occasionali fino alle
zone estreme della città. Siccome la valle della Sanità, all'epoca,
era una di queste ed era anche ricca di cave, fu scelta una a caso come
deposito di decina di migliaia di salme: la cava delle Fontanelle.
I morti di questo camposanto sono tutti senza nome ad eccezioni di due:
Filippo Carafa conte di Cerreto dei duchi di Maddaloni e sua moglie che
la credenza popolare vuole morta strangolata da uno gnocco.
La donna, che come il marito è deposta in una bara, ha la bocca aperta
come di chi stesse vomitando; la cosa che colpisce però non è tanto
questo, ma il fatto che a distanza di due secoli dalla morte, i suoi
tratti somatici si riescono ancora a vedere.
Tornando ai teschi è da precisare che alcuni di questi erano
conosciuti dal popolo con dei nomi inventati per prodigi ricevuti
attraverso segnalazioni in sogno, che era interpretato come unico
canale di comunicazione tra il vivo e l'anima del Purgatorio. Come i
personaggi che Dante e Virgilio incontrano nel loro viaggio anche alle
Fontanelle il visitatore può incontrare delle anime.
Un giorno una donna si rivolse al monaco (uno dei tanti teschi
seppelliti nel cimitero) chiedendogli di rinviare la partenza del
figlio per il servizio di leva, perché ancora studente. In sogno però
non l'apparve l'anima del frate bensì quella del Capitano, che le
spiegò che per questioni militari bisognava rivolgersi a lui e non ad
un religioso. Questa storia ci fa capire che il Capitano è si un'anima
buona, perché poi esaudirà il desiderio della donna, ma in quanto
ufficiale, è anche severo. Infatti nel sogno inizia con un rimprovero:
disponibile a compiere miracoli ma anche di punire se necessario.
Queste è una delle tante storie relative ai teschi che si trovano
ancora nel cimitero delle Fontanelle, e sono testimonianza di un
particolare rapporto che il napoletano aveva con i morti. Un rapporto
di devozione ma anche di grande rispetto. La devozione oggi non esiste
più, non solo perché la chiesa il culto lo ha condannato da decenni
(esiste un decreto del Tribunale Ecclesiastico del 1969, che vieta ogni
forma di devozione verso resti umani, perché ritenuta contro la
dottrina cattolica e superstiziosa), ma anche perché la devozione
verso il Purgatorio oggi, così come in tanti altri posti dove esiste
il cattolicesimo, non è più sentita come una volta. Tuttavia il
rispetto deve continuare ad esserci in quanto nel cimitero ci sono i
resti dei nostri padri: tibie, femori, costole e soprattutto crani che
potremmo continuare a vedere come segno della nostra memoria.
___________________________