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La Voce 02/05/07 Pedena, paese paradigma di tutta l'Istria interna di K.Knez

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Pytheas

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3 mag 2007, 15:34:3503/05/07
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GLI ANNI DELLA BUFERA, DAL 1943 AL 1948, NARRATI ANCHE ATTRAVERSO
I RICORDI, LE TESTIMONIANZE E IL DIADIO DEL PARROCCO


Pedena, paese paradigma di tutta l'Istria interna


ISOLA - La Comunità degli Italiani "Dante Alighieri" di Isola ha ospitato la
presentazione del volume "Un paese nella bufera: Pedena 1943/1948.
L'occupazione tedesca, guerra e dopoguerra in un borgo istriano nei ricordi
e nelle testimonianze" di Guido Rumici.

All'autore, noto al pubblico istriano per i suoi lavori sulla storia recente
della penisola e per gli studi sulla Comunità Nazionale Italiana, abbiamo
chiesto di spiegarci i motivi che lo hanno portato a scrivere un volume sul
borgo dell'Istria centro-orientale.


*Come mai hai pensato di scrivere un volume su Pedena, sulle vicende
comprese tra gli anni 1943-1948?


"Scrivere un libro su Pedena significava cercare di ricostruire la storia
dell'Istria interna, che di solito è molto meno conosciuta rispetto a quella
costiera. Se per questa parte della penisola abbiamo moltissime
testimonianze, molti libri, scritti sia di qua sia di là dal confine, per la
parte interna esistono pochissime pubblicazioni, sia per il fatto che era
poco abitata sia per il fatto che, oggettivamente, la grande storia ha in
parte dimenticato quelle vicende fin da quando esse si sono svolte. Poi ho
avuto la fortuna di avere in mano il diario di monsignor Pietro Rensi, prete
della parrocchia di Pedena, che mi è servito non tanto per raccontare la
storia di Pedena come paese specifico, poiché la mia ambizione era quella di
raccontare un paese per cercare di descrivere quello che è avvenuto
nell'intera Istria interna, dove, in realtà, vicende analoghe sono avvenute
anche negli altri paesi della zona di Pisino, Cerreto, Lanischie. Quindi un
paese viene raccontato come paradigma di tutto un insieme di paesi
dell'Istria interna. Il periodo 1943-48 è legato al fatto che in quegli anni
avvengono le grandi rivoluzioni del Novecento in Istria: c'è dapprima la
caduta dell'Italia, poi la venuta dei Tedeschi, che mettono a scompiglio la
regione con delle violenze di particolare entità, poi c'è l'arrivo dei
partigiani. In tutto questo il prete cerca di salvare il proprio paese e la
sua comunità da queste violenze. Poi c'è il lungo dopoguerra, dapprima
tranquillo, successivamente invece via via sempre più denso di minacce, in
quanto dopo il 1947 vediamo che i preti vengono presi nel mirino da parte
del regime di Tito. Anche il parroco di Pedena viene additato prima,
minacciato poi, e fatto allontanare dal suo paese. Questa comunità resta
pertanto priva del suo pastore e nel tempo si disperde. Una cosa
interessante è che finché il prete era rimasto in paese la comunità è
rimasta compatta attorno a lui, alla figura di riferimento. Quando lui va
via, di colpo la comunità si sgretola e cominciano le partenze. Gli esuli da
Pedena se ne vanno nel 1948, quando fugge appunto il parroco, e il paese si
svuota nel giro di pochi anni. Di trecento abitanti ne rimangono pochissimi.
Oggi a Pedena vi sono ancora quattro soli Italiani censiti."


*Nel volume la storia del borgo, negli anni 1943-1948, viene presentata
attraverso il diario del parroco. Come hai recuperato tale diario e chi ti
ha dato l'opportunità di pubblicarlo e di commentarlo?


"Premetto che da un singolo diario non si può avere la velleità di
pretendere di poter raccontare l'intera storia di un paese. Il diario è una
fonte, il tassello di un più grande mosaico, del quale mancano moltissime
tessere. Però, diciamo che in mancanza di altro, di fonti scritte e di
documenti è già un buon inizio. Il diario mi è giunto per tramite del nipote
del monisgnore, il sig. Tullio Rensi, che abita a Trento, e per mia fortuna
mi ha contattato per chiedermi se volevo visionarlo e poi utilizzarlo per le
mie ricerche, cosa che ovviamente ho fatto con molto entusiasmo in quanto
questo diario ha il pregio di essere molto fresco in quanto molto avvincente
dal punto di vista umano. Anche se non riempie tutti i buchi della storia,
non risponde alle domande che io mi sono posto dal punto di vista
storiografico, però dal punto di vista umano è molto utile per far capire
quale era il clima di quei momenti, il clima di paura, di tensione e di
spavento che queste persone avevano nei confronti della grande storia che
toccava Pedena. Per ricostruire la percezione del rischio davanti ai
Tedeschi, davanti ai partigiani, davanti a mille vicende belliche e post
belliche, ecco, allora, che anche un diario può contribuire moltissimo a far
capire qual era il clima e la percezione degli eventi da parte della gente
comune."


*Possiamo dire che presenti un contributo e dei materiali interessanti
per illustrare un'Istria "diversa" cioè quella rurale, "minore" di cui si è
scritto poco e di cui si conosce solo qualche singolo aspetto. Nei tuoi
studi hai analizzato tutta la realtà della penisola, hai consultato diverse
fonti, hai raccolto testimonianze, hai letto molti studi; per affrontare
quest'altra Istria quali problemi hai riscontrato nello svolgimento del tuo
lavoro di ricerca?


"Il primo problema è la mancanza quasi assoluta di documentazione scritta,
poi il fatto che queste zone si sono svuotate in tal misura che mancano
ormai sia dei residenti in loco sia delle persone, anche abitando altrove,
che possono contribuire a raccontare quelle vicende. Io ho fatto molta
fatica nel ritrovare questi esuli da Pedena perché non sono organizzati, non
hanno costituito alcun tipo gruppo, e anche in loco le persone che oggi
abitano a Pedena non hanno una continuità storica con quegli eventi, in
quanto sono giunte dal resto della Jugoslavia, sono bene inserite ma non
hanno radice storica e quindi non hanno conoscenza di quell'epoca. Quindi il
grosso problema è la mancanza di fonti sia scritte sia orali. È come un
mosaico di storia antica di cui abbiamo solo alcune tessere e altre mancano.
Sicuramente questo non è un prodotto finito ma è un prodotto semilavorato al
quale spero che altri possano contribuire, aiutando ad incrementare questa
conoscenza. Sicuramente, dopo tanti anni, è difficile giungere ad una
sintesi anche perché c'è il problema che molte persone hanno una certa
ritrosia, un certo timore nel raccontare quelle vicende, sia per un fatto di
paura sia per le possibili conseguenze ancora esistenti e anche per un
fatto, diciamo, di dignità e di pudore, e di voler chiudere quelle pagine
dolorose. Molto spesso i testimoni non raccontano le loro cose anche per
proteggere i loro familiari dal male di una volta."


Pedena appartiene a quella dimensione istriana in cui, molto spesso, il
borgo era prettamente o in buona parte composto da popolazione italiana
mentre le campagne erano compattamente croate. Molti dei fenomeni che si
riscontrano in altre località dell'Istria si sono verificati anche a Pedena,
quindi possiamo dire che le dinamiche dei fatti sono simili al resto della
regione oppure ci sono delle sfumature diverse?


"Sì, ci sono sfumature diverse. Intanto nell'Istria interna fu molto più
pesante la mano dell'occupatore tedesco, in quanto il movimento partigiano
era molto più radicato nelle campagne, per motivi logistici e anche per
motivi di operatività militare, i nazisti avevano agito con mano molto più
pesante. Quindi, se nelle città della costa vi è stata nel biennio 1943-1945
una certa "calma", e uso le virgolette, perché, ovviamente, non ci sono
periodi di calma durante una guerra, nell'interno dell'Istria le tensioni
furono molto più alte, perché i rastrellamenti, la guerriglia e la
controguerriglia erano molto più sanguinosi e violenti. Questo è un dato di
fatto che differenzia l'interno dalla costa. E poi c'è il fatto che, mentre
sulla costa l'elemento italiano era predominante, nell'interno dell'Istria,
tranne alcune città come Buie, Montona, Grisignana, Pisino, ecc., nelle
cittadine minori l'elemento maggioritario era quello slavo, o sloveno o
croato a seconda della zona. A Pedena paese, gli Italiani erano maggioranza,
ma già nelle campagne predominava l'elemento croato."


*Tu hai presentato questo libro in varie località: a Gorizia e poi anche
in Istria, a Pirano e a Isola. Come è stato accolto questo lavoro?


"Mi sono sorpreso nel vedere che l'interesse è stato superiore a quanto io
mi aspettavo. Pensavo che, essendo un paese molto piccolo, quindi con pochi
esuli ed altrettanti pochi rimasti, l'interesse fosse, tutto sommato,
abbastanza marginale. E, invece, ho visto che, il fatto si parli di una zona
di cui si è scritto molto poco, paradossalmente ha creato più interesse,
perché andava a colmare una lacuna esistente, e in questo spero di aver
contribuito a dare un aiuto alla comprensione di questi fenomeni."


Kristjan Knez


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