"Mussolini a cavallo" - I monumenti fascisti a Bolzano - Appello

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Leo T2

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Feb 5, 2011, 8:24:10 AM2/5/11
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Approvo, condivido, sottoscrivo e invito a sottoscrivere l'appello degli storici altoatesini – leo

 

 

Risolviamo insieme il problema della monumentalistica fascista

 

Firmiamo questo appello in qualità di storici e storiche che per mestiere si confrontano con il passato e l’uso pubblico della memoria nella nostra provincia. Conosciamo le difficoltà dell’Alto Adige/Südtirol nel rapportarsi con la propria storia più recente e siamo consapevoli della pesante ipoteca rappresentata al riguardo dalla presenza di alcuni monumenti eretti nel Novecento. Nella nostra veste di studiosi e sulla base delle nostre conoscenze e del nostro impegno civile sentiamo la necessità di questa pubblica dichiarazione. È finalmente ora che la questione dei monumenti di epoca fascista presenti nella nostra provincia venga risolta alla radice e in via definitiva. In primo luogo il Monumento alla Vittoria e il bassorilievo di Piffrader posto sul palazzo degli uffici finanziari a Bolzano continuano a rappresentare un elemento di divisione nelle memorie e nella rappresentazione della storia da parte dei principali gruppi linguistici della nostra terra. Ancor peggio, essi rappresentano un peso e un ostacolo per la pacifica convivenza. Non devono più essere utilizzati né come elementi identitari, né come occasione per affermare contro-identità; hanno bisogno, invece, di essere finalmente storicizzati in maniera profonda ed efficace. Storicizzare significa fare in modo che il Monumento alla Vittoria e il “duce a cavallo” di piazza Tribunale appaiano, in forme chiare e inequivocabili, quali segni della loro epoca storica. Attraverso un’appropriata opera d’informazione va reso esplicito il loro spirito totalitario e contrario a ogni sentimento di umanità: chiunque vi passi davanti, locale o turista che sia e soprattutto se giovane, deve immediatamente percepire e avere l’opportunità di comprendere come tali monumenti siano figli di un regime che si è servito della violenza, del razzismo e della guerra quali strumenti di potere e che ha eretto tali architetture per esaltare i propri inaccettabili fini. Riuscire a comunicare tutto questo in maniera chiara e a trasmetterlo in modo efficace rappresenterebbe il miglior antidoto contro il messaggio che questi monumenti portano con sé. Una soluzione definitiva del problema non potrà arrivare dal loro smantellamento o dalla rimozione anche solo di alcune loro parti, ma piuttosto da una seria spiegazione delle ragioni che hanno condotto alla loro realizzazione nonché delle loro valenze più profonde. Per questo motivo consideriamo sbagliata l’idea di rimuovere e trasferire in altro luogo il bassorilievo di Piffrader. Si può certo comprendere la proposta, espressa dal partito di maggioranza e dalla giunta provinciale, di neutralizzare il “nocciolo” totalitario di quel monumento, di eliminare il motto fascista “Credere, Obbedire, Combattere”, nonché di allontanare da uno spazio pubblico l’immagine del duce. Ma la rimozione del bassorilievo non farebbe che accrescerne il peso nel dibattito pubblico, trasformandolo in un’icona capace di scatenare nuove ondate emozionali, rendendo impossibile un suo utilizzo educativo e una vera presa di distanza. Per questo invitiamo con forza ad abbandonare il proposito di spostare il bassorilievo e di procedere invece per esso e per il Monumento alla Vittoria alla rapida realizzazione d’iniziative che mirino alla trasmissione di conoscenze e informazioni e che siano capaci di attivare moderne forme di didattica e di comunicazione. Qualora ciò avvenisse, possiamo garantire alle autorità competenti che troverebbero in noi, in qualità di storici e storiche, la piena disponibilità a collaborare e a mettere a disposizione le nostre competenze per raggiungere in tempi rapidi soluzioni concrete, a vantaggio della pacifica convivenza nella nostra terra.

 

Andrea Di Michele, Hans Heiss, Hannes Obermair

 

Giuseppe Albertoni, Merano-Trento - Helmut Alexander, Innsbruck - Arbeitskreis für Theorie und Lehre der Denkmalpflege, Weimar - Valentina Bergonzi, Bolzano - Luigi Blanco, Trento - Andrea Bonoldi, Bolzano - Siglinde Clementi, Bolzano - Gustavo Corni, Trento - Milena Cossetto, Bolzano - Elena Farruggia, Bolzano - Michael Gehler, Hildesheim - Christoph von Hartungen, Bolzano - Florian Huber, Innsbruck - Lutz Klinkhammer, Roma - Waltraud Kofler, Bressanone - Stefan Lechner, Falzes - Aram Mattioli, Lucerna - Hans-Rudolf Meier, Weimar - Wolfgang Meixner, Innsbruck - Giorgio Mezzalira, Bolzano - Paolo Nicoloso, Trieste - Günther Pallaver, Bronzolo-Innsbruck - Roberta Pergher, Lawrence, Kansas, USA - Hans Karl Peterlini, Bolzano - Rolf Petri, Venezia - Eva Pfanzelter, Innsbruck - Walter Pichler, Lana - Stephanie Risse, Bressanone - Carlo Romeo, Bolzano - Alessandra Spada, Bolzano - Horst Schreiber, Innsbruck - Gerald Steinacher, Cambridge, Massachusetts, USA - Leopold Steurer, Merano - Storia e Regione / Geschichte und Region, Bolzano - Oswald Überegger, Hildesheim - Cinzia Villani, Bolzano - Michael Wedekind, Vienna - Rolf Wörsdörfer, Francoforte

Lasst uns das Problem der faschistischen Denkmäler gemeinsam lösen!

 

Die Unterzeichneten sind HistorikerInnen, die sich von Berufs wegen mit der Vergangenheit und der Erinnerungspolitik unseres Landes auseinander setzen. Wir kennen die Probleme Südtirols mit seiner Zeitgeschichte aus unserer täglichen Arbeit; wir wissen, welch schwierige Hypothek der Umgang mit zeitgeschichtlich belasteten Monumenten darstellt. Kraft unseres Wissens und unserer ethischen Verantwortung als Wissenschaftler halten wir folgendes fest. Es ist an der Zeit, ja sogar überfällig, dass die Frage der Monumente aus der faschistischen Epoche in unserem Lande endlich grundlegend und auf Dauer beantwortet wird. Vor allem das Siegesdenkmal und das Piffrader-Fries am Gebäude des Finanzamtes Bozen spalten Erinnerung und Geschichtsbilder der großen Sprachgruppen Südtirols. Mehr noch: Sie belasten das Zusammenleben der Sprachgruppen. Sie sollten nicht mehr als Ausdruck von Identitäten und als Anstoß für Gegen-Identitäten dienen, sondern endlich radikal und wirkungsvoll historisiert werden. Historisierung bedeutet, dass das Siegesdenkmal und das Piffrader-Fries endlich als Zeugnisse ihrer Epoche kenntlich gemacht werden. Ihr totalitärer, auch menschenverachtender Charakter sollte durch eingehende Information erklärt werden: Einheimische und Gäste, vor allem aber Jugendliche sollten vor Ort erkennen, lernen und erfahren können, dass diese Denkmäler von einem Regime stammen, das Krieg, Rassismus und Gewalt als Herrschaftsformen gebilligt hat und diese Monumente zur Verherrlichung dieser Ziele errichten ließ. Diese rückhaltlose Einsicht und ihre eindringliche Vermittlung sind das wichtigste Gegenmittel gegen die Botschaften dieser Denkmäler. Nicht ihre Schleifung oder die Beseitigung auch nur von Teilen führt zur Lösung, sondern Aufklärung über ihre Entstehung und ihren Charakter. Aus diesem Grund warnen wir davor, das Piffrader-Fries zu demontieren und es an einen anderen Ort zu verbringen. Das Anliegen der Mehrheitspartei und der Landesregierung, den totalitären Kern des Monuments zu neutralisieren, die Botschaft des „Credere, Obbedire, Combattere“ zu tilgen und die Duce-Figur aus dem öffentlichen Raum zu verbannen, ist verständlich. Die Abnahme des Frieses aber würde nur seinen öffentlichen Wert steigern und es zum emotionalen Objekt erheben, anstatt Lerneffekte und Distanzierung zu ermöglichen. Wir ersuchen daher in großer Eindringlichkeit, von der geplanten Beseitigung Abstand zu nehmen und statt dessen für das Fries und das Siegesdenkmal endlich in aller Entschiedenheit jene Informationsmaßnahmen ins Werk zu setzen, die eine zeitgenössische Didaktik und kommunikative Gestaltung anzubieten hat. Als HistorikerInnen fordern wir die Verantwortlichen auf, unsere Fachkompetenz ernst zu nehmen und sie für zielführende Lösungen zu beanspruchen. Entsprechende Vorschläge können zügig erarbeitet und umgesetzt werden; hierzu stehen wir gerne zur Verfügung, im Dienste des Zusammenlebens, unseres Landes und aufgrund unserer wissenschaftlichen Verantwortung.

 

Andrea Di Michele, Hans Heiss, Hannes Obermair

 

Giuseppe Albertoni, Meran-Trient - Helmut Alexander, Innsbruck - Arbeitskreis für Theorie und Lehre der Denkmalpflege, Weimar - Valentina Bergonzi, Bozen - Luigi Blanco, Trient - Andrea Bonoldi, Bozen - Siglinde Clementi, Bozen - Gustavo Corni, Trient - Milena Cossetto, Bozen - Elena Farruggia, Bozen - Michael Gehler, Hildesheim - Geschichte und Region / Storia e Regione, Bozen

Christoph von Hartungen, Bozen - Florian Huber, Innsbruck - Lutz Klinkhammer, Rom - Waltraud Kofler, Brixen - Stefan Lechner,  Pfalzen - Aram Mattioli, Luzern - Hans-Rudolf Meier, Weimar - Wolfgang Meixner, Innsbruck - Giorgio Mezzalira, Bozen - Paolo Nicoloso, Triest - Günther Pallaver, Branzoll-Innsbruck - Roberta Pergher, Lawrence, Kansas, USA - Hans Karl Peterlini, Bozen - Rolf Petri, Venedig - Eva Pfanzelter, Innsbruck - Walter Pichler, Lana - Stephanie Risse, Brixen - Carlo Romeo, Bozen - Horst Schreiber, Innsbruck - Alessandra Spada, Bozen - Gerald Steinacher, Cambridge, Massachusetts, USA - Leopold Steurer, Meran

Oswald Überegger, Hildesheim - Cinzia Villani, Bozen - Michael Wedekind, Wien - Rolf Wörsdörfer, Frankfurt

 

 

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